“Il sesso è la cosa che richiede la minor quantità di tempo e provoca la maggior quantità di guai.”

A quanto pare, il 2015 è l’anno delle premesse fantastiche che sfociano in rapporti deludenti e dell’importazione di piacenti maschi forestieri, nel senso di provenienti da fuori città: in questo nuovo caso, dal profondo nord-est.Il nostro Danny Zucco ha vissuto ad Augusta Taurinorum, insieme alla sua di allora fidanzata, per quattro anni, periodo in cui ci conoscemmo, nei soliti locali tramite i soliti amici in comune. Finito l’amore, lui ha preso armi e bagagli ed è tornato nelle sue lande orientali.
Come mi ha ripescata? Domanda retorica, oramai: rientrati in contatto grazie al malvagio Facebook, abbiamo iniziato a scriverci sempre più assiduamente, finché lui non mi ha comunicato che sarebbe tornato a Torino per una settimana, e che avrebbe tanto voluto portarmi fuori, una sera.
A chi sarebbe venuto in mente di dire di no ad un uomo bello, alto (un tantino magro, ecco, questo si), colto e affascinante nei modi? Appunto, a nessuna, infatti ho accettato.

Lui ha addirittura anticipato il suo arrivo di un paio di giorni perché non stava più nella pelle e, in un sabato di sole, è sbarcato alla stazione. Ha abilmente sfruttato la situazione scendendo a quella di Cit Turin e chiedendomi di andarlo a prendere: ci siamo così rivisti sul binario e subito dopo avermi salutata, mi ha baciata. Mi ha sorpreso, ma ho pensato: “Audace!”, e, confesso, ho apprezzato.
Ho continuato ad apprezzare, tanto che, dopo qualche ora di ciance seduti in un caffè e quattro passi all’ombra della Mole, ci siamo ritrovati a rotolare nel mio lettone. La vera sorpresa, però, l’ho avuta quando gli ho sfilato i boxer: è stato come perdere la verginità una seconda volta.
Mi è venuto spontaneo, dopo due round di altissimo livello, e il suo invito a cenare insieme, proporre di fermarsi da me per quella notte. Non posso negare che ne sia valsa la pena, considerato che, annebbiata dal piacere, ho perso il senso dell’orientamento e sono letteralmente rotolata giù dal letto: una performance degna dei migliori film erotici, mi ha già contattata Rocco Siffredi proponendomi di girare “Anche i goffi trombano” – okay, incidente a parte, è stato una vera bomba, nulla da dire da quel punto di vista.
Mi sono addormentata serena e soddisfatta, non senza essermi divincolata dall’abbraccio romantico soffocante: quando dormo, voglio che mi si lasci dormire.

La mattina dopo, l’incanto si è ripetuto: sesso da favola, carinerie, discorsi interessanti. Ho persino cucinato una carbonara meravigliosa – notoriamente, io odio cucinare, a meno che non lo stia facendo per qualcuno a cui voglio molto bene o che mi piace tanto.
Ora, come sanno, o dovrebbero sapere, tutte le persone adulte e mature, è consigliabile “non promettere quando sei felice, non rispondere quando sei arrabbiato e non decidere quando sei triste”. Personalmente mi sento in dovere di aggiungere anche “non fare shopping quando sei depresso e non fare proposte quando hai appena goduto come un riccio”; purtroppo però, proprio come Alice, “io mi so dar ottimi consigli, ma poi seguirli mai non so”, così, prima di lasciarlo andare dove doveva andare, con foce flautata e suadente, ho proposto: “perché non dormi da me tutta la settimana?”, proposta immediatamente accettata con entusiasmo.
Ebbene, mal me ne incolse, nonostante io abbia così modo di raccontare della mia settimana di fidanzamento e convivenza – come, naturalmente, farò!

“Se il mondo è pieno di prepotenti, la colpa è di chi non lo è.”

“Fatece largo che passamo noi!” – ma come noi chi? Noi noi, i bulli; o meglio: il bullo che si annida dentro ognuno, anche nella persona più dolce ed equilibrata che esista (che, detto per inciso, NON sono io.)
Proprio in questi giorni in cui il tema del bullismo, dopo il pestaggio da parte della ormai temutissima bionda di Bollate, è tornato tristemente di moda, ci sono caduta anche io.
Ebbene si: sono una persona orribile e il karma mi punirà per questo, ma, onestamente, è stato divertente. Ho provato un sottile piacere nel ferire, per quanto superficialmente, questa persona, soprattutto perché avevo un pubblico, e poi ne avremmo riso insieme.

Venerdì sera, locale notturno strapieno, siccome tra gli altri suona il gruppo di un caro amico, siamo in molti lì per il concerto, e ci conosciamo un po’ tutti. Il mio gruppetto si amalgama bene anche con chi è solitamente più esterno al nostro giro abituale di uscite, e fioccano frizzi lazzi, risate, ricchi premi e cotillon.
Ad un bel momento, dalla nostra posizione rialzata rispetto al resto della sala avvisto lei: la Bidella, che come ogni volta sta seguendo come un setter il mio ex e, come ogni volta, lo sta fissando con sguardo adorante.


A questo punto, però, mi vedo costretta a fornirvi quantomeno una sommaria descrizione della sunnominata, anche a parziale spiegazione del mio infimo comportamento.
La Bidella è tale perché ricorda, giustappunto, l’operatrice scolastica rubiconda che tutti hanno incontrato alle medie, solo che lei non ha realmente i sessant’anni che dimostra nell’aspetto e nel look. In più, ha scoperto il rock ‘n’ roll e la vita notturna solo da un paio di anni in qua, quando ha conosciuto la Bestia (ovvero il mio ultimo ex ufficiale) e gli si è accollata come una cozza – lui ha un po’ l’hobby di raccattare casi umani, purtroppo.
Questo insieme di cose (l’amore per la Bestia e la scoperta della musica) l’ha resa lievemente compulsiva e lievemente ossessiva, ed ha iniziato a seguirci nel nostro peregrinare tra locali e concerti, anche quando si andava a vedere gente che lei non aveva manco sentito nominare.
Fin qui, a parte chi ci chiedeva se fosse la madre di qualcuno, nessun problema a trovarsela intorno, finché, sventura volle che venisse invitata, da un mio amico scemo, ad una festa ad alto tasso alcolico, sfociata, come spesso accade, in un “momento galline” della peggior specie. In quel frangente si parlava ovviamente di sesso (che “momento galline” sarebbe, altrimenti?), con una particolare digressione sulle persone con cui ognuna avesse avuto una maggiore intesa, digressione che ha permesso alla Bidella di scoprire che:
– io e la Bestia abbiamo avuto una storia durata un anno,
– il perché la Bestia è soprannominato la Bestia,
– il non trascurabile dettaglio che io ne rimpiangessi le performances (ogni tanto mi capita anche adesso, la verità)
– il motivo per cui lui è affettuoso solo con me e mi apre la portiera della macchina.
Questo insieme di informazioni ha sconvolto la povera Bidella, che – oltre a confessare il suo desiderio per la Bestia, accompagnando il tutto con oscuri suoni gutturali – ha deciso secondo un ineccepibile sillogismo aristotelico che il solo motivo che teneva la Bestia lontana da lei, ero io. Che culo, eh?
La persecuzione ai miei danni è iniziata in quel momento, all’incirca un annetto fa, ma essendo lei tragicamente buonista ha iniziato la sua guerra psicologica con i suoi mezzi: perseguitandomi ovunque e cogliendo ogni minima occasione di dialogo per rifilarmi infiniti pistolotti morali sulla necessità di abbandonare il passato per dirigersi verso nuovi lidi (inutile dirle che in quel periodo uscivo con Calimero – che ancora non aveva rivelato la sua natura pulcina) e augurarmi di trovare presto un nuovo amore che mi avrebbe resa felice (portandomi una sfiga infinita che temo perduri ancora oggi).
Una sera mi ha tenuta fuori al freddo, frapponendosi tra me e la portiera della macchina, per talmente tanto tempo che il giorno dopo mi è venuta la bronchite.

Credevo di essermene liberata ormai da un po’, e invece venerdì rispunta, ovviamente appiccicata alla Bestia, in occasione di un live.
Quando l’ho avvistata, ho subito chiamato Rita (il cinico soggetto che avete conosciuto qui), per farle vedere questa persona di cui le avevo molto parlato, e mentre tutti confermavano che si, somiglia proprio ad una bidella rubiconda, ho annunciato: “vado a fare la stronza!”, precipitandomi verso di loro e saltando al collo della Bestia.
Lui mi ha circondato la vita con un braccio e, mentre parlavamo del concerto, è intervenuto il suo amico asserendo che scopriva in quel momento che anche la Bestia sapeva essere affettuoso. Ora, potevo forse lasciarmi sfuggire un’occasione servita così su di un piatto d’argento? No.
Mi sono comportata come la peggio mean girl dei peggio film adolescenziali ammerigani e tra un paio di bacetti e un paio di carezze ho spiegato che lui in realtà con me è sempre stato ed è sempre affettuoso, perché mi vuole bene (Conversazione: – Bestia, mi vuoi bene? – Ma certo che ti voglio bene! – visto? Mi vuole bene!) e che abbiamo anche una foto in cui ci baciamo! “Ma come non ci credi? Ecco qua, guarda!” con pronta esibizione della foto medesima. La Bidella a quel punto era verde, mentre il mio pubblico in galleria se la rideva tra un “che troia!” e l’altro.
Insomma, un’idiota che manco i cani, sembravamo la cheerleader scema avvinghiata al quarterback tronfio della peggior iconografia da film per teenager, ma in realtà ero solo un grosso alano che, davanti ad un piccolo pechinese stortignaccolo, piscia sul suo muretto preferito.
– intanto lui però mi accarezzava la schiena, forse dovrei considerare l’idea di tornare sul punto… –
Ero soddisfatta della mia piccola, meschina vittoria? Si, confesso di si.
È stato divertente? Sì, non posso negare che lo sia stato.
Ne vado fiera? No, ma neppure me ne pento.
Per una lunga serie di ragioni, le persone che si attaccano alle altre modello sanguisuga, mi terrorizzano a morte, e sono disposta ad usare tutti i mezzi (e i mezzucci) necessari a tenerle lontane da me e dalla mia vita.
Ma non è solo questo: è che c’è un piccolo piacere perverso a lasciar emergere la nostra parte cattiva, ogni tanto e, per quanto possa sembrare orribile, ed essere ingiusto, è dannatamente liberatorio.

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“La bellezza è il mezzo con cui la donna conquista l’amante e spaventa il marito.”

L’ultima volta che è stato a casa mia il caro Teddy si è prodotto in una gaffe che, sinceramente, mi ha fatto cadere le palle (in senso figurato) e l’entusiasmo (in senso reale) per terra. Non che sia nuovo ad uscite poco felici, ma finora si era trattato di peccati veniali, mentre questa volta ha quasi valicato il limite dell’accettabilità, quantomeno il mio.
Veniamo ai fatti, nudi, crudi e senza fronzoli: mentre io stavo preparando il caffè, lui era con me in soggiorno, intento a scrutare attentamente i titoli presenti nella mia libreria , quando si è soffermato su di una foto che ritrae me e la mia migliore amica. Si tratta di una bella foto, in bianco e nero, scattata da un amico durante una serata, in cui siamo venute entrambe veramente bene.
Lui la prende in mano per guardarla meglio e, tutto entusiasta mi dice:
“Ma che bella questa foto! Sei venuta proprio bene!” – fin qui tutto normale, solo che un millisecondo dopo aggiunge: “perché, sai, tu non sei bella, ma solo fotogenica.”
Un sorriso, che somigliava più ad una paresi, e ha quasi visto la sua fine sul mio viso.
“Beh, ma dai, perché fai quella faccia? A me piaci, è ovvio, ma non sei bella.”
Come sarebbe a dire che io, per te, non sono bella? A parte il fatto che me lo dici spessissimo, perché allora ci hai provato con me per dieci anni (dieci!)? Perché adesso, all’improvviso senti il bisogno di sminuire il mio aspetto? Perché?
Certo, ha poi corretto il tiro, ha ovviamente detto che scherzava, che si riferiva al fatto che sono un pochino più alta di lui, che sono troppo morbida per essere la bellezza tipica del momento, ma lui adora le mie curve, e cazzate similari. Ma queste cose sono, appunto, cazzate: orma il danno è fatto (e ringraziasse che non l’ho buttato fuori perché non c’erano più treni e perché va beh, ormai era lì, tanto vale ballare).
A parte il fatto che una relazione come la nostra si basa sull’attrazione reciproca; a parte il fatto che, per quanto mi riguarda, il suo desiderarmi, ricoprirmi di complimenti e attenzioni, è parte integrante della mia attrazione nei suo confronti (ci sono momenti nella vita in cui una donna ha bisogno di queste cose: più o meno dai quindici ai novant’anni!); a parte il fatto che se sei Tina Pica puoi essere fotogenica quanto vuoi, ma di certo non diventi la Bellucci in foto; a parte il fatto che io sono bella, anche se non si può piacere a tutti, ma come diavolo ti viene in mente? Ma cosa ti dice la testa?
Questa infelice uscita non mi è andata giù, e questo mi pare palese, ma, riflettendoci dopo, a mente fredda e voglie sopite, ho avuto la netta impressione che lui volesse, in qualche modo, sminuirmi.
Forse patisce che io non gli dica che è bello, oppure di essere un po’ più basso, o che ne so, ma perché le persone, per sentirsi migliori, hanno la necessità di sminuire chi gli è accanto in quel momento?
È una cosa che non ho mai potuto tollerare: lo trovo meschino, e vile, anche perché – oltretutto – non è una gara. Ognuno ha sue prerogative e caratteristiche e, inoltre, per quanto mi riguarda, preferisco frequentare, a tutti i livelli, persone diverse da me, magari migliori, che abbiano qualcosa da insegnarmi.
Temo che i miei ormoni – per quanto lo riguarda – siano già sulla strada per Vercelli, e che ci resteranno per un po’.

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“La coppia meglio assortita è forse quella tra due single che desiderano rimanere tali.”

La scorsa settimana, una cena tra amiche ha spalancato un’agghiacciante finestra sulla vita sessuale dei miei concittadini, quantomeno su quella di taluni – e spero solo sulla loro, a questo punto.

Entrambe le fanciulle in questione sono fidanzate, da quattro e cinque anni per la precisione, ed entrambe sono andate a convivere con i rispettivi uomini all’incirca un anno dopo essersi appunto fidanzate. Comunicati così i dettagli atti ad inquadrare la situazione e, soprattutto, a rendere felici gli amanti della statistica, vo’ a narrarvi il dramma senza por altro tempo in mezzo: entrambe le fanciulle lamentano la passività sessuale pressoché totale dei compagni.

In pratica, devono sempre essere loro a prendere l’iniziativa e ,spesso, il fatto stesso di prenderla è vissuto con fastidio dal maschio, che è sempre in altre faccende affaccendato o (ovviamente!) stanco.
Per di più, con tali presupposti, il rapporto dura quel che dura e la soddisfazione è quel che è, tanto che l’affermazione principale della serata è stata: “vedi un po’ se devo provarci, insistere, sentirmi una pervertita ninfomane, per ottenere il privilegio di farmi cinque minuti di cavalcata mentre lui se ne sta sdraiato con le mani dietro la testa e mi concede il lusso di lasciarmi fare”  (cit. letterale).

Ora, capite anche voi che queste sono notizie decisamente inquietanti. Drammatiche. Notizie che non fanno che confermare alle persone come me che il matrimonio o la convivenza sono davvero la tomba non dell’amore, ma del desiderio e  della passione.
Mi rendo conto che chi mi conosce solo attraverso le poche pagine di questo blog potrebbe stentare a crederlo, ma ho avuto anche io più di un’esperienza di vita di coppia, addirittura per anni, e l’amore e la passione non hanno fatto difetto durante tutta la durata della coppia stessa – tranne che nell’ultimo caso di relazione stabile, quattro anni di cui due buttati al vento nel tentativo di rianimare (in me) quanto vissuto nei due anni precedenti. Io però non ho mai convissuto stabilmente e con tutti i crismi con un mio fidanzato, per cui mi chiedo e vi chiedo: è davvero questo il destino ineluttabile che attende tutte le coppie che decidono di vivere insieme?
Inevitabile arriva il pigiamone, la ciabatta, ma soprattutto un compagno che devi praticamente violentare, e per gentile concessione? Con l’aggravante di avere pure, e da sempre, una fama da leone del materasso?

Sul serio, io non posso pensare che, una volta trovata la persona con cui buttarsi in una storia vera, poi vada a finire così.
Mi viene l’ansia, e non posso che pensare che fare l’amante a vita sia la migliore delle soluzioni: il bello e il piacevole a me, le rogne e i fastidi alle fidanzate ufficiali!

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“Sono un pirata ed un signore, professionista dell’amore”

La relazione clandestina, in quanto relazione, molto spesso non è affatto esente da sentimentalismi, oltre a dover avere, per contratto, un altissimo grado di torrida passione.
Teddy dal sentimentalismo non è esente per niente: lui è romantico e ci mette il romanticismo, anche se due minuti prima aveva sottolineato che non dobbiamo affezionarci troppo, per non rischiare.
Non ho voluto sapere cosa.
In realtà, trattandosi appunto di una relazione e non di una semplice botta e via, un po’ di tenerezza non guasta, ma è questo eccesso di sentimento che ogni tanto mi turba.
Voglio, dire parliamo di un uomo che ha tradito la moglie per anni, imbastendo il più delle volte delle vere e proprie storie parallele, e che ad un anno dalla separazione può vantare al suo attivo una fidanzata e un’amante: un bastardo senza cuore per definizione, insomma, e invece… Invece nel più puro stile “sono un pirata ed un signore”, lui si lascia andare a frasi romantiche, dichiarazioni importanti, richieste impegnative.
Lui ha talmente tanto amore da dare che non può fare a meno di darne a tutte le donne che gli piacciono, perché ammettere che tutto si limiti all’attrazione sessuale, evidentemente, potrebbe turbarlo.
Non è una posa: ci crede davvero, in una sorta di realtà parallele incastrate l’una nell’altra con abile maestria.
Quel che mi resta da capire è come faccia ad essere così avulso dal resto e completamente concentrato sulla donna con cui è in quel momento, come se ci fossero altri mondi oltre a quello in cui si trova in quel momento, il che, scritto così, diventa anche un filino inquietante.
Ora, per quanto mi riguarda, non ho alcun bisogno di infiocchettare la nostra relazione con sentimenti purissimi ma purtroppo contrastati. Io ho esattamente quel che volevo, ovvero una relazione non emotivamente impegnativa con un uomo attraente, intelligente, arguto, con cui sto bene e faccio un sacco di risate. Oltre che un sacco di buon sesso, ovviamente.
L’essere sentimentale è qualcosa che appartiene esclusivamente a lui e lui solo.
L’ultima volta che ho dormito da lui, mentre stavamo facendo colazione, con sguardo appassionato mi ha detto all’improvviso:
“Questa notte ho dovuto trattenermi”
– pausa ad effetto, durante la quale io l’ho guardato interrogativa, la tazzina in mano – “si, stavo per dirti che… Ti amo.”
Sono riuscita a non strozzarmi con il caffè, e sorridendo beata, ho risposto con ardore: “Potevi farlo tesoro, ormai so benissimo che tutto quello che dice un uomo subito dopo aver goduto dev’essere tarato almeno del cinquanta percento.”
Non ho ancora capito perché abbia mormorato qualcosa su un cuore di pietra, mentre finiva la sua Kinder colazione più…

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“Tradire significa uscire dai ranghi e partire verso l’ignoto.”

La prima volta che sono andata a cena da Teddy sapevo perfettamente che ci avrebbe provato con me e avevo già deciso di dirgli di si, dopo un tot di anni passati a rifiutare le sue avances perché era sposato, ma devo ammettere che il rischio che lui non ci provasse a causa del suo inizio tormentato di storia della sua nuova relazione, in quel momento, mi innervosiva parecchio, ma – analizzando la vicenda a posteriori – ha anche contribuito a rendermi quel giusto più seduttiva e spavalda utile a facilitarmi le cose.
Va detto che il suo proposito di restare fedele alla sua nuova fidanzata è durato circa venti minuti, ma io sarò in qualche modo responsabile della sua caduta, no? (ditemi di sì o sarò costretta ad abbandonare tutte le mie velleità da demone tentatore, cui invece tengo tantissimo).
Certo, se non vuoi rischiare di cadere in tentazione non inviti la tua ex collega ed amica che ti piace da sempre a cena a casa tua e, magari, non aggiungi che per questioni di comodità dei rispettivi mezzi di trasporto (Trenitalia, oh cara!) è più comodo se lei si ferma a dormire e riparte la mattina dopo così prendiamo il treno insieme.
Se non vuoi cadere in tentazione, al massimo ci vai a prendere un caffè dopo il lavoro con questa donna che tanto desideri no? No.
In fondo, il fatto che io abbia chiacchierato tutta la sera con lui come i due “vecchi” ex colleghi che in effetti siamo, mentre lui impastava ed infornava la pizza, mentre cenavamo, mentre sorseggiavamo un bicchiere di genepi, ignorando come sempre le sue allusioni e battute, e poi sia andata a dormire indossando qualcosa che molti definirebbero succinto, non ha in alcun modo contribuito a spingere quest’uomo nel baratro in cui non vedeva l’ora di tuffarsi.
Non abbiamo pensato “all’altra”, né io, né lui, per tutto il tempo che io ho trascorso a casa sua: esistevamo solo noi due, in una sorta di distorsione spazio temporale, ed è stato – in realtà – molto liberatorio (ok, soprattutto il sesso, ma NON SOLO!): andare a letto con un uomo con cui non vuoi avere una relazione ti permette spazi di abbandono e libertà impensabili con qualcuno di cui ti stai innamorando, o con cui vuoi fidanzarti anche se non sei innamorato.
Sapersi desiderata al punto di mettere a rischio una preesistente relazione è un afrodisiaco potentissimo e una botta di autostima che ha pochi eguali.
Lasciar correre la passione a briglie sciolte è un lusso che possiamo permetterci sempre più di rado, insieme a quello di dimenticare di mettere la sveglia e non andare al lavoro il giorno dopo, tanto ormai…
Perché rinunciare a tutto questo? Perché rovinarlo tormentandosi con dilemmi morali?
Non avere remore né dubbi etici fa bene all’amore, inteso nell’accezione più fisica del termine, e all’autostima, e il vero peccato – al momento – sarebbe rinunciarvi.
In fondo, occhio non vede e cuore non duole, dicono.

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“Il triangolo solo in geometria è una costruzione innocua.”

Il tempo della castità è dovuto all’aver compreso che l’amore che vorrei vivere io e, soprattutto, il tipo di uomo con cui vorrei viverlo esistono solo in film e romanzi, di un certo livello tra l’altro, ‘che mica sono una di quelle che legge “cinquanta sfumature” et similia.
Alla luce di questa consapevolezza, ho pensato che sarebbe stato meglio rinunciare a priori e andare in prepensionamento, come i ferrovieri nei primi anni novanta: non avevo fatto i conti con i bisogni della carne, i bisogni dell’ego, i bisogni di cotte e farfalle nello stomaco.
“Quindi hai deciso di accontentarti?” è la domanda che sorge spontanea: no, dopo due traumaticissime non-relazioni anch’esse caste e pure, ho deciso più o meno autonomamente di diventare un’amante.
Oddio, l’idea era decisamente più Duras-siana che tradizionale, ovvero intrecciare una tresca con qualcuno che ti fa stare bene a più livelli, ma con cui non ti fidanzeresti mai, per un motivo qualsiasi che non dev’essere per forza il fatto che la tua famiglia aristocratica cinese ti obblighi a sposare un’altrettanto aristocratica rampolla cinese, per dire.
Il fatto è che, proprio mentre stavo correndo in discesa tra le braccia del prescelto (ah, la metafora d’impatto!), mi è stato confessato che, in effetti, sarei stata anche un’amante nel senso più tradizionale del termine, essendo il mio teddy boy già fidanzato (è un inizio tortuoso di relazione, ti spiegherò) con una tizia residente in punta allo stivale. A quel punto, però, era troppo tardi per inchiodare sul freno e non ci ho neanche provato, col risultato di scoprire a posteriori – cioè adesso – che, per la prima volta nella mia vita, del fatto che esista un’altra non me ne può fregar di meno.
Benvenuti nell’era dell’egocentrismo 2.0: nessuno fa colazione da Tiffany e nessuno ha storie da ricordare. Facciamo colazione, in piedi, alle sette del mattino e non abbiamo storie per evitare di doverle dimenticare il più in fretta possibile.
Cupido non ha preso il volo dal condominio, Cupido è morto… Ma Venere riesce ancora a divertirsi un sacco!

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